Domenico Bulfaro
Opera 1a classificata Sezione Adulti
Nuca
contatto n° 31
La fronte di mio padre è lunga otto ore
non ha capelli intorno ma irte donne
a lutto, fra gli occhi ha un cestino dove
porre baci impacchettati da troppi anni.
La fronte di mio padre è pianura al sole
ma nel resto è come noi: non finito
scabro dolore, per questo – ti prego –
ora padre lascia che tuo padre sia io
la mano sotto la nuca la mia
sia, padre morto, tu bambino mio.
Mariacristina Pianta
Opera 2a classificata Sezione Adulti
Camilla
Ogni giorno correva senza posa
nell’atrio, non ne sapeva il motivo.
Sembrava arrogante, curiosa
e rideva in un silenzio vivo.
La sgridavano invano. Camilla
associava immagini lontane,
era agitata, una vera scintilla,
usava sempre metafore strane.
Venne il tempo del sudato diploma,
lasciò la scuola con grande rimpianto,
non più giochi con i compagni intorno.
Ancora la ricordano. L’aroma
del tiglio suggerisce l’incanto
del cortile, forse il suo ritorno.
Pasquale Brizzi
Opera 3a classificata Sezione Adulti
Ho sete!
So che Dio guida i silenziosi,
so anche che il silenzio è la sua voce,
discreto, sottile, irresistibile.
Una luce ha guidato fin qui i miei passi,
ora ricurvo contemplo il Mistero inchiodato,
un silenzio fortissimo mi stringe al cuore.
Non ho più giudizi, smanie,
solo pace, grande pace mai provata,
inspiegabile, impalpabile
eppure così trascendente, così reale.
«Tu, lassù inchiodato alla Croce, Tu fisso come la Verità. Perché?»
E indugio immobile ai margini del silenzio, di un bagliore,
distendo le ali forate ricercando una risposta: tutto tace.
Vedo me come un magro fardello, leggero anche delle rare umane certezze.
Qualcosa di somigliante ci lega: un cingolo e una rossa sciarpa.
Ma la Sua è obliqua, cinge umanità e divinità,
un cordone vitale che unifica terra e cielo.
Vedo quattro segni, quattro luminose parole:
Ampiezza, Lunghezza, Altezza, Profondità,
una quinta incisa al petto dice: Pienezza.
«Tu, saldo con chiodi alla Croce, Tu senza veli come la Verità! cosa chiedi?»
Le mie ginocchia incerte reclinano alla nudità essenziale
di quel costato che sgorga fiotti di sangue e acqua preziosi.
Riconosco che… sono Tu!... Sei io!...
«Chi sono perché mi concedi tanta ricchezza?
Ho soltanto il mondo da offrirti!»
Come da una canna svuotata e soffiata da labbra divine
odo una musica, un mormorio di vento leggero:
«Ho sete!».
Giovanni Caso
Opera 4a classificata Sezione Adulti
E poi s’approderà
E ci percorre una memoria, un fuoco,
la luna che saliva in groppa all’onda,
la mano aperta ad afferrare il cielo.
La vita è un gioco di sussulti e gridi
nella sabbia del tempo che si scioglie
entro il suo mare.
Sì, c‘è sempre un’orma,
quasi un barlume a farci compagnia.
Ecco, noi siamo. E l’erba, la conchiglia,
il pallido cammino delle brezze,
è tutto in noi, in un disegno, un Dio.
Ascolta quel sussurro che fa il vento,
mette all’argilla voglia di altri viaggi.
C‘è ancora forza nella spiga offesa,
un suono, un segno. Ognuno una bisaccia,
ognuno un suo dolore.
E poi chissà
s’approderà a ciò che non sappiamo,
liberi di percorrerci i pensieri,
sentirci a fil di pelle un graffio d’alba,
toccarci per non perderci nel buio.
Maurizio Bassani
Opera 5a classificata Sezione Adulti
Pensieri fastidiosi
I tuoi occhi all’improvviso al di là dal vetro.
Riconosco quel volto,
entra ed esce quotidianamente dalla mia mente:
eri in Uganda con indosso una larga divisa verde
e in mano stringevi il fucile;
a Manhattan, eri coperto da una maschera di polvere
e impietrito fissavi il cratere dell’umana follia;
a Belgrado, incredulo, osservavi cadere sulla tua testa
bombe cariche di democrazia e uranio impoverito;
a Tel Aviv ti disperavi all’uscita di una pizzeria devastata;
a Betlemme piangevi accanto al corpo esanime di tuo padre;
in Afganistan ti esplodeva tra le dita un giocattolo,
fabbricato: non importa dove,
disseminato: non importa da chi!
Altre immagini sbiadite, in bianco e nero,
riaffiorano contro la mia volontà:
ad Auschwitz, quello che restava di te,
non aveva né la voglia, né la forza di esprimere emozioni;
a Hiroshima, con l’espressione sconvolta dal terrore e dal dolore,
fuggivi via dalla nube sterminatrice.
Gli occhi dell’uomo civilizzato s’inumidiscono,
ma è solo un attimo,
il suono di un clacson mi risveglia
e mi ritrovo gaudente nella mia dorata realtà.
Un ultimo fremito di compassione
è sopito da una moneta
che, frettolosamente, ti consegno
attraverso la fessura del finestrino.
Il verde da finalmente il via libera
alla rimozione di pensieri fastidiosi.
Daniele Paolo Scarpazza
Opera 6a classificata Sezione Adulti
Da questo legno
così vecchio
così arso
così consumato
così abbandonato
per mani misteriose
s’alza oggi
un canto inaspettato
d’una dolcezza
che ripaga
mille anni d’attesa
Giuliana Gilli
Opera 7a classificata Sezione Adulti
La soglia dei bucaneve
(alla mia mamma)
Mi hai colta di sorpresa com’eri solita fare
con il composto pudore delle tue emozioni.
vado – mi hai detto –
facendo la valigia per un viaggio
che a dispetto della tua previdenza
non avevi programmato.
Hai spento il gas
riposto lo straccio della polvere
pettinato con cura i tuoi capelli.
Sei scesa le scale
a passi lenti, misurati
senza il sostegno di un braccio
a cui volerti appoggiare.
Poi ti sorpresero albe di fiori reclinati
tramonti martoriati
dalla sete dei papaveri recisi.
Nemmeno al mattino
quando la luce del sole t’insidiava
ritrovavi la sacra devozione del tuo impegno.
- Quest’anno l’orto lo farò più tardi –
mi hai sussurrato
con la rassegnata tristezza dell’erba al primo gelo.
Ti leggevo nelle mani
la tenacia operosa d’infaticabili bucati
l’abile maestria di ago e filo
la religiosa compostezza del tuo pregare
la memoria struggente di carezze schive.
Mani ormai inerti che contemplavo,
che ho stretto forte
fino alla soglia dei bucaneve
dov’era ad attenderti una nuova primavera.
Antonella Renegaldo
Opera 8a classificata Sezione Adulti
Non dimenticare
Io non posso dimenticare
due piedini scalzi sulle rotaie…
in attesa di salire
sul treno del disprezzo.
Io non posso dimenticare
gli occhi di un anziano a una finestra,
così forti da regalarti un sorriso.
Forse non sapeva del suo destino.
Adesso nevica su queste piccole case,
sulle rotaie dove passò il treno,
sul tempo già lontano…
ma non sui ricordi
che tornano a far male.
Nevica senza congelare il dolore.
Nevica in silenzio sui corpi freddi
che aspettano giustizia.
Nevica sul passato
che non potrà mai tornare indietro.
Io non posso dimenticare
l’ultimo abbraccio fraterno dei fanciulli.
La pietà…
che vaga come cani allo sbando
sulla strada di Auschwitz.
L’odore acre del sangue sui vestiti.
Non si può tornare indietro bloccando la vita.
Non si può soffrire in eterno
allontanando le gioie future.
L’importante è non dimenticare.
Clelia Brambilla
Opera 9a classificata Sezione Adulti
Ardore di fiamma
... E la fiamma del ceppo
ardeva nel grande camino.
Respiravo profumo di pane
e la fatica del giorno s’acquietava
al lume di candela.
L’alito del vento
rinverdiva primavere
in digiuni e speranze incompiute.
Tenerezze nascoste
fra le mani di mia madre
che colme di fede
sgranavano il rosario
e le nostre voci riempivano
gli occhi dolci e severi di mio padre
donandoci il valore grande
che accoglie la famiglia.
Ora, come lumi accesi
filtra ancora l’ardore di fiamma!
La verità della memoria
in voci scolpite e profumi
mutano i valori del tempo
che allo specchio del cielo
riflettono velate immagini
in stemperati colori.
Anna Maria Monchiero
Opera 10a classificata Sezione Adulti
Di un attimo
Dell’attimo dopo lo scatto di una fotografia
dell’angolo magico tagliato a spicchi dal sole
del trucco leggero sul viso
a sfumare di colori pastello la stanza
non mi hai mai detto.
Adesso vorrei dirti
delle dita tra i capelli del breve sonno
delle parole ingombranti più dei pensieri.
Ma la tua assenza tarla il presente.
Pino Forgia
Premio Speciale Augusto Robiati
Saper amare…
Colleghi anziani, diamoci una mossa,
io voglio invitarvi alla riscossa,
la nostra acquisita esperienza
è un primario valor dell’esistenza,
la nostra saggezza e grande dignità
siano al servizio della società
e poiché la vita è carica d’eventi
è doveroso essere presenti.
Ed è così che come baldi nonnini
in affido prendiamo i nipotini
e nel trasmetter messaggi d’amore
rinverdiam sia la mente che il cuore.
E altri anziani che nelle comunità
stanno insieme, vivon in serenità
e con bocce, carte, balli e biliardi
perseguono notevoli traguardi.
Altri ancor, con slancio disinteressato,
dedicano del tempo al volontariato
e cercano di mitigar i seri mali
dei cosiddetti malati terminali,
oppure offron cure e assistenza
a chi vive solo e nell’indigenza
o magari rivolgon un sorriso
a chi ha corrucciato il suo viso,
a chi è ancora schiavo dei tabù,
a chi si lascia andare sempre più,
a chi non prega, a chi è ozioso
sia in casa sua che in casa di riposo.
Giusto mi pare, colleghi anziani,
congiunger in preghiera le nostre mani,
c‘è ognor speme, noi d’indole cordiale,
abbiamo una corsia preferenziale.
Così noi, giovani e gagliardi anziani,
gaudiosi nell’oggi e nel domani
e sempre carichi di giovanil energia,
opriam per un mondo d’amore… e così sia.
SEZIONE POESIA GIOVANI
Giovanni Schiera
Opera 1a classificata Sezione Giovani
Tu, bimbo
Tu, bimbo solitario
rinchiuso nei tristi pensieri
di una vita impossibile…
non alzar gli occhi in cielo
per guardar le bombe vagare,
ma osserva le stelle che ti colmano
il vuoto d’amore.
Apri gli occhi ora e per sempre
e vivi per farti valere
con questo cuore che ama,
in questo corpo in guerra.
Tu, piccolo ed innocente,
nato dalla razza umana
che solo guerra conosce e
solo pensa a colmare l’irrefrenabile
sete di potere disumano e vigliacco
che anche te coinvolge
in colpe non tue.
Non voltare il viso al nemico
ma guardalo negli occhi
e fai parlare il tuo cuore
per mostrargli a quanto la guerra
possa servire a far nascere
nulle speranze d’amore.
Elena Eleuteri
Opera 2a classificata Sezione Giovani
Temporale
In quest’atmosfera di irrequieto movimento,
che precede il temporale,
veglio sulla luce che vive i suoi ultimi attimi
come quelli di un condannato a morte
che sale le scale della ghigliottina.
Nel calore che prima mi abbraccia,
e poi,
traditore,
mi strangola,
sento le grida lontane di una squadra di calcio,
che continua ignara i suoi allenamenti,
mentre le macchine scappano dai parcheggi,
verso casa.
Lo sguardo mi cade sulla collina:
nitide,
vedo tre croci;
disperato,
sento un urlo;
il vento mi butta in faccia il sangue
di una morte santa,
di un figlio.
E a sfogo di un immenso,
interminabile
dolore,
incomincia a piovere.
Barbara Gattinoni
Opera 3a classificata Sezione Giovani
Ad Auschwitz
Dita sottili come steli di canne
stringono testarde la libertà perduta
scavando su fini lamine d’avorio
stigmati lucide di rosso tormento.
Scosse dal nulla e dal vuoto che avanza
a tentoni ricercano caparbie la vita
che le elude oltre solchi argentei.
Esala l’ultimo respiro l’uomo,
l’ombra diventa sua sostituta e avanza inerte nel fango.
La mente impazzita come il batacchio
di una campana stonata
risuona muta nel buio
stordendo dolore e sofferenza.
Solo ceneri e braci incandescenti
placheranno l’inferno terreno
il cui Satana beffardo
non è altro che un uomo.
Valentina Cipriani
Opera 4a classificata Sezione Giovani
Resurrezione
Senza chiedere nulla al destino
tendevo le rigide braccia al cielo,
e Tu, lontano, ombra nel buio,
attendevi la comprensione
di una vita condotta nei silenzi.
Interprete di un giudizio sfuggente,
ormai tradotto in un movimento speculativo,
hai scambiato la tua fede
per briciole di infinito.
Creato per procedere senza causa,
fine della tua stessa eternità,
hai posato le tue mani su di me,
ed io, che rifletto di tua Luce
vivo per Te, Cristo.
Ilaria Girolami
Opera 5a classificata Sezione Giovani
Frontiere
Immobile ai richiami tra frementi gabbiani,
fors’anche ignaro delle vite cui è patrono
- già spesso alieno a voli aerei,
avvezzo agli schiaffi e alle carezze del vento –
solo uno scoglio muto di fronte al tempo
scandito dall’onda vorace
che fu il seme e la mano sicura
del mare fecondo e le dune dorate
che plasmarono la forma di pietra.
Solo come un soldato d’altri tempi
di guardia ad una frontiera abbandonata;
nel silenzio la voce dell’onda, e il suo dir saccente,
il fronte è altrove, oltre la nebbia confusa
e le nuvole alte, dov’anche il sole si perde nell’etere chiaro.
Aura Piccioni
Opera 6a classificata Sezione Giovani
Sogno di una notte di mezza estate
Fronde bagnate da raggi di luna,
cristalli iridescenti frantumati
nel susseguirsi invincibile di
luci ed ombre, evanescenza.
Ribellarsi al modulare limpido
delle campanule piegate
ai flutti del vento
portatore di arcani pensieri,
inseguito da Puck turbatore
sui passi dell’abisso immortale?
Tutto è immoto. Sottili fili
d’incantesimo si divincolano
alla brezza carezzevole,
quali tele di ragni di rugiada
risplendono alla luce d’argento.
Rapide voci s’inchinano
in verdi bisbigli, e i gigli
spandono un sussurro
pieghevole nel drappo della notte.
Passi intessono trame baluginanti
di magia perduta
fra i pensieri dell’essere.
Sebastiano Taiti
Opera 7a classificata Sezione Giovani
Resti
Niente rimarrà più intatto
- lasciato là, nel suo ambito perfetto -.
Si tufferanno
nella memoria
attraverso gli anni.
Scaveranno anche la polvere
nell’intimo più sferico.
Scaveranno pure il vuoto
immutabilmente casto.
Forse l’aria ne conserverà i ricordi,
gli odori,
il sudore
e gli ultimi affannosi respiri.
- Chiedo solo ancora un po’ di tempo
con il mio tè, il mio caffè, le facce, le parole –
Sopra sotto
verrà tutto convertito
in un truciolo di cifre
- muto reliquiario –
scritte
trascritte
e basta.
Giorgia Cipelli
Opera 8a classificata Sezione Giovani
Atmosfera di cenere
Atmosfera di cenere:
è il giorno che abbandona
il vestito di lutto
e lascia affondare il suo sonno
nella neve.
Il gelo bianco mi crepita dentro
muta la voce degli sguardi e dei gesti,
rimango sospesa nel dubbio
della terra e delle sue lacrime.
Nelle vene sento correre
il silenzio di una stagione
il ritorno del vento a confondere
gli oracoli del domani.
Il tempo dorme ancora troppo a lungo
nella polvere sui fogli, nei vecchi versi
tarlati, negli abiti smessi delle parole
sotto la neve che tace
e copre i tumuli delle notti
vissute in incubi e poesia
Anna Zucchinali
Opera 9a classificata Sezione Giovani
Ciò che non sono e sarò
Io non sono fiore e non sono cielo,
né foglia, né uccello,
non sono roccia, né cavallo,
né sabbia, né grano,
ma un giorno lo sarò.
E tu, sconosciuto che mi passi accanto,
che mi accarezzi con gli occhi
sei disposto ad ascoltare la mia storia?
Paride Di Federico
Opera 10a classificata Sezione Giovani
Movesi il mare
Per sua natura l’uom mai non è stante
muovesi ovunque può comunque andante
per l’infinite terre viaggia e vede
muovesi col pensier quand’egli siede.
Che abbia fissa meta o per via errante
l’uomo va motor in ausilio o fante
a destra o a manca direzion variando
più o men veloce stagion passando.
Ma in tal moto sì vario a immaginare
costante c‘è coetanea del vagare
non torna l’uom pur sempre al focolare?
Come costui dunque movesi il mare
sì tanti e grandi spazi copre e muove
battigia avanza, ripensaci, muore.